Tutti noi abbiamo almeno una volta nella vita, da bambini o da adulti, realizzato un puzzle. Nell’ultimo anno questo gioco è tornato di moda: un ottimo modo per trascorrere il tempo da soli o in compagnia, occupando la mente e divertendosi allo stesso tempo.
Quando nascono i puzzle?
Non ci sono certezze su chi ne sia stato l’inventore; quello che è certo è che i primi puzzle risalgono alla fine del 700, furono realizzati e venduti nel Regno Unit, erano fatti di legno e le figure che mostravano una volta ricomposti erano carte geografiche: venivano chiamati “mappe sezionate” e venivano utilizzati come strumenti didattici per insegnare la geografia ai bambini delle famiglie più abbienti.
A fine Ottocento, si passa dalle “mappe sezionate” ai puzzle. Il nome inglese jigsaw puzzle deriva dal modo con cui si fabbricavano i puzzle di legno: in inglese “puzzle” significa “rompicapo”, mentre “jigsaw” indica un tipo di “seghetto”. L’italiano “puzzle” è attestato per la prima volta nel 1910, ma già nel corso dell’Ottocento i primi puzzle avevano cominciato ad essere prodotti e venduti dal Regno Unito in Europa, principalmente in Germania, Francia e Paesi Bassi, e negli Stati Uniti.
Per molto tempo le carte geografiche continuarono a essere il principale soggetto dei puzzle: anche il primo puzzle di Ravensburger, realizzato nel 1891, otto anni dopo la fondazione dell’azienda, mostrava una carta geografica. Altri soggetti usati, sempre pensati a scopo educativo, erano scene di eventi storici o biblici. Inoltre, proprio perché fatti a meno e destinati a bambini, i puzzle avevano un numero di pezzi non superiore a cinquanta.
Oltre al soggetto e al materiale, i puzzle dell’Ottocento si differenziavano dai puzzle di oggi anche perché sulle scatole non era riprodotta la figura raffigurata sul puzzle: ricostruire qualcosa che non si sapeva che forma avesse era parte della difficoltà del gioco, conoscere l’immagine in partenza sarebbe stato considerato un modo di barare.
Come sono realizzati i Puzzle?
In linea di massima i puzzle vengono realizzati su cartoncini pressati. Il disegno viene stampato su una carta particolare, con caratteristiche antiriflesso. La carta viene poi incollata ad un cartoncino di supporto. Una volta asciugata la colla i cartoncini devono essere ritagliati nei caratteristici pezzi. A questo scopo vengono posti sotto una pressa che spinge un reticolo di lame sul futuro puzzle con una forza di 100 tonnellate, simile a quella necessaria per tagliare le lamiere delle automobili.
Ma all’inizio non era così. I primi puzzle erano realizzati in legno, di mogano o rovere, per questo molto costosi. Nella seconda metà dell’Ottocento si passò a produrre puzzle meno costosi, fatti di legno meno pregiato; inoltre si passò dall’incidere il legno allo stamparlo usando la litografia. Abbassando i prezzi aumentò il numero di persone che poteva permettersi l’acquisto dei puzzle. Nello stesso tempo cominciavano a farsi largo anche illustrazioni ispirate a fiabe e filastrocche.
Bisogna aspettare la fine dell’Ottocento per vedere i primi puzzle di cartone, anche se non riscossero inizialmente un gran successo perché non erano di buona qualità.
Nel Novecento, prima nel Regno Unito e poi negli Stati Uniti, nello stesso periodo in cui la parola “puzzle” arrivava in Italia, i puzzle non furono più prodotti solo per i bambini, ma anche per gli adulti. E solo negli anni Trenta arrivarono le scatole con le immagini sopra, nello stesso periodo in cui un puzzle fu mostrato al cinema: in un cortometraggio di Stanlio e Ollio, Il regalo di nozze.
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